La Fox, non nuova a operazioni simili, tenta di portare sul piccolo schermo una delle coppie di investigatori più famosi del cinema degli ultimi 30 anni: Riggs e Murtaugh di Arma Letale. Vediamo l’esito
Dopo la non buona accoglienza di Minority Report, cancellata dopo la prima stagione, o meglio dopo nemmeno la mid season, Fox riprova a portare nell’alveo della serialità un altro fenomeno cinematografico, alzando questa volta il tiro verso un ciclo poliziesco fra i più famosi della storia recente del cinema: Arma Letale o Lethal Weapon, serie di 4 Film di grande successo prodotti fra il 1987 e il 1998.
Restando in tema cinematografico, a lungo si è vociferato su una quinta pellicola conclusiva della saga, ma Richard Donner, regista storico ha sempre dichiarato che senza Mel Gibson, Arma Letale non avrebbe senso, e finora l’attore, ora sessantenne, ha sempre rifiutato di vestire i panni dell’ex Navy Seal.
Tornano per la TV la coppia di sbirri più iconica del cinema degli ultimi anni.
Ma arriviamo alla serie TV, abbiamo visto il pilot e ci sono cose buone e altre meno buone. Vediamo insieme cosa ci è piaciuto e cosa meno in questa serializzazione, ma prima una breve sinossi della serie tv Lethal Weapon.
Damon Wayans è un convincente Roger Murtaugh.
Il cinquantenne poliziotto Roger Murtaugh, uomo felicemente sposato, con un 3 figli, torna al lavoro dopo una delicata operazione al cuore, e viene affiancato nelle attività di investigazione dallo scapestrato Martin Riggs, un ex marine che ha perso la moglie e il figlio che portava in grembo a causa di un incidente automobilistico. Da quel momento l’uomo vive sempre al limite, quasi sperando che prima possibile possa raggiungere l’amata moglie.
Clayne Crawford è Martin Riggs.
La sceneggiatura del pilot e quindi anche la vicenda portante della serie, è stata rivista e riscritta da Matt Miller, sceneggiatore e autore televisivo noto per aver creato la serie TV Forever per la ABC. Miller ha ritoccato il carattere di entrambi i personaggi, forse per una sorta di timore reverenziale nei confronti di personaggi cinematografici divenuti ormai mitici. Noi pensiamo più prosaicamente che abbia apportato delle modifiche ai personaggi per renderli più adatti alla serialità, che avendo tempi più dilatati, può sviluppare meglio del cinema la caratterizzazione degli stessi.
Keesha Sharp interpreta Trish Murtaugh.
Murtaugh ha il notissimo volto dell’attore Damon Wayans, 56 anni, famoso in Italia per la comedy “Tutto in famiglia”. Una scelta che sulle prima ci ha lasciati perplessi, ma Wayans è riuscito a dare al personaggio una sua identità senza tentare scimmiottamenti del Roger Murtaugh interpretato da Danny Glover. Il Roger televisivo è un infartuato costretto a tenere sott’occhio i battiti del cuore per evitare altri attacchi. Gli tocca lavorare con il suo opposto, un uomo che invece ha perso tutti gli affetti, ma insieme legano subito, sebbene con qualche problema di relazione iniziale.
La coppia nel pilot funziona bene ma non benissimo.
Martin Riggs è interpretato da Clayton Crawford, attore di 38 anni con una buona gavetta nel mondo della serialità (Rectify, NCIS New Orleans, Rogue, Graceland, 24). Anche nel caso di Riggs, Miller ha costruito un personaggio che ha qualche differenza rispetto al suo omonimo cinematografico. Il Martin Riggs cinematografico ha il lato suicida più pronunciato, la pistola con la pallottola a punta cava sempre pronta per farla finita.Tuttavia anche il Riggs televisivo non teme certo di morire e sembra che vada incontro alla morte, buttandosi a capofitto nei guai. Emblematica la scena della rapina in banca, in cui prende in mano la canna del mitra dei ladri e se lo punta in testa. Una scena molto simile, al cinema, vedeva Murtaugh invitare Riggs a spararsi e il primo l’avrebbe sicuramente fatto se l’anziano poliziotto non l’avesse fermato.
I due impegnati in un inseguimento, una scena classica.
Malgrado tutto questo, l’interpretazione di Crawford non ci ha convinto fino in fondo anche se capiamo che sovrapporsi a Mel gibson farebbe tremare i polsi a chiunque. Non abbiamo trovato l’attore ben calato nella parte, tranne in alcune scene; e perfino i mitici duetti al limite della comicità delle coppia, hanno visto Wayans gigioneggiare e Crawford arrancare.
Nel complesso il pilot è stato positivo. La vicenda personale dei due è molto simile ma non uguale a quella creata per il cinema e il primo episodio è scivolato via abbastanza lineare, grazie anche a una scrittura leggera ma non scontata e una regia che ha evitato il più possibile tempi morti, restando dinamica anche nelle scene familiari.
Scena familiare, anche questa molto tipica per questi personaggi.
Pensiamo che fare un confronto diretto fra i film e la serie TV sia prematuro se non improponibile. Da una parte abbiamo dei miti e dall’altra una serie agli esordi. Sicuramente era necessaria un revisione dei due personaggi per renderli adatti sia alla serialità che all’epoca moderna. Abbiamo apprezzato il fatto che alla fine, la base stessa del loro rapporto sia rimasta inalterata: un poliziotto ormai alla fine della carriera, offre al collega, stanco della vita, quegli affetti, quella famiglia che lui non ha potuto avere.