La serie TV creata da Jack Amiel e Michael Begler e diretta da Soderbergh, già rinnovata per una seconda stagione, racconta la vita ospedaliera a New York nei primi anni del 900 con immagini crude e affrontando temi attuali
The Knick è l’abbreviazione del Knickerbocker Hospital, un ospedale della New York del 1900. Il dottor Thackery interpretato da Clive Owen (Elizabeth the golden Age, King Arthur, Closer), succede alla guida dell’ospedale al Professor Christiansen suo maestro e mentore, suicidatosi improvvisamente.
Clive Owen è il Dottor Thackery.
Quelli in cui è ambientato The Knick, sono tempi di fermento e di nuove scoperte, la luce elettrica viene installata in tutta la città e la scienza medica accetta nuove sfide per la cura di malattie, sperimentando sistemi innovativi, a volte con risultati non felici. Permane, tuttavia, nella mentalità delle persone, un retaggio sociale e culturale ancora arretrato, che ai giorni nostri sarebbe sicuramente deplorato, come la questione razziale. L’assunzione come viceprimario, del brillante medico afroamericano Algernon Edwards (Andrè Holland), non viene infatti accolta positivamente da Thackery e dai suoi collaboratori, che dimostrano in modo chiaro e palese il proprio odio razziale.
Il viceprimario Algernon Edwards con una paziente
La proprietà dell’ospedale è della ricca famiglia Robertson che ha affidato alla figlia Cornelia (Juliette Rylance) la sua difficile gestione, poiché la struttura versa in gravi difficoltà economiche. Lo scopo di Cornelia sarà fin da subito quello di attirare capitali, cercando di portare al Knick il ceto sociale ricco e borghese, in grado di pagare le proprie cure mediche e di sostentare con donazioni le altre attività ospedaliere.
Cornelia Robertson, interpretata da Juliette Rylance
Il personaggio di Thackery, liberamente ispirato alla figura di William Halsted, chirurgo statunitense di inizio secolo, è un primario geniale e brillante ma dalla vita privata molto discutibile e burrascosa. Clive Owen lo tratteggia in modo perfetto, evidenziando questa dualità, con un’interpretazione intensa, cruda e realistica.
La regia è affidata al grande Steven Soderbergh e il tocco del premio oscar (Traffic, Erin Brocovich, Ocean’s eleven e Twelve, Sesso bugie e videotape), si vede eccome. La ripresa appare volutamente incerta e a volte la camera sembra introdursi quasi per caso, da una finestra, da dietro una libreria, per raccontare i vari spaccati della vita d’ospedale e cittadina. La scelta di utilizzare la luce naturale per le riprese, si presenta come un omaggio al maestro Stanley Kubrick (che utilizzò la stessa tecnica per Barry Lyndon), come lo è l’utilizzo della Steadycam (introdotta da Kubrick in Clockwork Orange), nelle riprese delle operazioni chirurgiche. Fin dai primi minuti, Soderbergh ci accompagna dentro una New York che vive il passaggio all’era dei consumi, invasa dalle prime ondate di immigrazione europea e in particolare dai paesi dell’est Europa e dall’Italia. La corruzione dei pubblici ufficiali preposti al controllo sanitario è all’ordine del giorno, come lo è il mercato nero dei cadaveri, utilizzati dai medici per studio e esercitazioni.
The knick è un Hospital drama per certi versi inedito nello sviluppo dei personaggi e della storia. Non aspettiamoci situazioni da batticuore o sentimentalismi. Esiste comunque una venatura sentimentale che non vi anticipiamo, ma molto acerba e di difficile lettura al momento in cui scriviamo.
Un affresco drammatico e realistico, arricchito dai costumi di Ellen Mirojnick (Gi- Joe, Wall Street, Person of Interest, How to get away the murder), di un epoca che ha determinato scelte che ancora oggi viviamo come attuali: il fenomeno immigrazione, il problema energetico e l’affermarsi delle grandi lobby del petrolio questi alcuni dei grandi temi affrontati. Al centro di tutto questo, protagonista assoluto, l’ospedale, una sorta di teatro nel quale le vite private e sofferte dei protagonisti, vengono celate e oscurate per recitare ognuno il proprio ruolo, in una società che forse cominciava a correre troppo in fretta.
La serie è stata rinnovata per una seconda stagione da 10 episodi, praticamente senza aspettare la messa in onda della prima, segno evidente che Cinemax creda fortemente nello show.
Assolutamente da non perdere per gli amanti delle storie in costume sullo stile di “Downton Abbey”, per gli appassionati delle serie ospedaliere e per gli ammiratori di Soderbergh che, in questo telefilm, mette a frutto la sua grande esperienza registica a favore di un prodotto di alto livello qualitativo.