La velocità della società odierna costringe un po’ tutti a stare al passo coi tempi; in ambito produttivo, poi, è quantomai necessario poter sfruttare le ultime tecnologie e i più recenti sviluppi per mantenere e/o accrescere la propria quota di mercato ed essere competitivi.
Circa 10 anni fa, alla “Hannover Messe”, la più importante fiera europea dedicata al mondo dell’industria e dell’automazione, è stato coniato il termine “Industrie 4.0”, poi passato velocemente alle altre lingue per indicare un nuovo modo di produrre e gestire le risorse. Un articolo de “Il Sole 24 ore” fa il punto della situazione in merito, facendo riferimento – tra le altre cose – alla definizione ufficiale data dal nostro Ministero per lo Sviluppo Economico: “connessione tra sistemi fisici e digitali , analisi complesse attraverso Big Data e adattamenti real-time” (intendendo un campo assai vasto di possibilità: dalle stampanti tridimensionali ai dispositivi robotici adeguatamente programmati per determinate funzioni; dalla gestione di dati tramite servizi cloud all’analisi approfondita degli stessi per mettere in luce punti deboli e di forza della produzione).
È dunque importante, in vista del futuro, che tanto la scuola secondaria quanto l’università formino in modo adeguato i ragazzi così da poter garantire loro un inserimento rapido, fluido e stabile nel mondo del lavoro del domani: in tal senso sono necessarie competenze digitali e abilità tecnologiche che permettano di gestire contenuti grazie alle novità informatiche e a Internet.
Spesso – e molto a torto – si crede che il passaggio a questa nuova Weltanschauung industriale comporti un rischio per il posto di lavoro di molti dipendenti: questo è in gran parte falso, dato che tale pericolo è davvero minimo e limitato solo all’impiego di robot, che è comunque ridottissimo e, in ogni caso, non applicabile in molte situazioni; si tratta, invece, come si accennava poco su, di investire sulle competenze dei dipendenti, nonché sull’upgrade delle risorse che le aziende impiegano quotidianamente.
La stessa pagina web ufficiale delle piccole e medie imprese italiane (https://www.pmi.it/tag/industria-4-0) chiarisce tutti gli incentivi e le agevolazioni messe in atto dal governo in questo campo, ponendo l’accento sul “credito d’imposta Transizione 4.0”, sia per l’acquisto di macchinari nuovi e/o di software all’avanguardia, sia per ciò che concerne la formazione, la ricerca e lo sviluppo, con un occhio puntato all’ecosostenibilità e a tutto ciò che ruota intorno al campo green.
Molti sono i parametri di miglioramento ottenibili con questo nuovo approccio: ottimizzazione dell’esperienza del cliente e sua maggiora fidelizzazione; semplificazione del processo produttivo e suo ridimensionamento, per esempio tramite la decentralizzazione di alcune componenti; più flessibilità a livello organizzativo (comunicare e collaborare tra le varie parti della catena produttiva viene facilitato, dando così la possibilità di rispondere velocemente alle esigenza di un mercato in costante mutamento); accelerazione dei tempi di sviluppo di nuovi prodotti; introduzione di nuovi modelli di business (così da poter permettere la diversificazione del campo di affari già esistente); perfezionamento delle condizioni dei lavoratori in relazione a sicurezza, ergonomia e sforzi di vario tipo.
Tra gli elementi sopra riportati, il campo relativo ai tempi di produzione si rivela uno di quelli che più giovamento potrebbe ricavare dall’approccio industriale descritto.
Gestire il lead time
Il tempo di produzione, definito anche lead time in ambito tecnico e internazionale, è un termine di ingegneria gestionale che sta a indicare il tempo necessario che viene impiegato per la produzione di un determinato prodotto. La conoscenza di questo parametro è cruciale per ottenere dati puntuali in merito al costo di produzione e ai tempi di consegna. Questo monitoraggio può avvenire o in modo analogico (servendosi, dunque, di strumenti classici e assai semplici, come carta e penna) oppure in maniera digitale (andando a registrare i dati su un device elettronico, come PC, smartphone o tablet); va da sé che questa seconda opzione è in larga misura migliore per risparmiare tempo e denaro.
Automatismi di nuova generazione
Un ulteriore passo avanti in efficienza può essere ottenuto sfruttando i principi e i vantaggi dell’industria 4.0, ovvero la connessione dei macchinari alla rete ed il loro monitoraggio automatico: tramite lettura di un badge, per esempio, diviene possibile non solo registrare le presenze dei lavoratori ma anche azionare i macchinari e registrare i tempi di produzione delle varie commesse, ne è un esempio il progetto realizzato dall’azienda Valeprog.
Grazie poi alla possibilità di salvare i dati in cloud si apre un ventaglio ancora più ampio di possibilità: registrare il tempo di accensione di un macchinario e quello in cui esso è effettivamente in funzione; monitorare i tempi dei vari prodotti tramite lettura del relativo codice a barre; visionare la reportistica da un qualsiasi PC connesso alla rete; far controllare l’avanzamento di produzione dei vari prodotti ai clienti.
Queste caratteristiche apportano un miglioramento di primo piano all’intero processo di produzione e, elemento assai interessante, forniscono agli utenti finali la possibilità di avere una visione live del punto in cui si trova l’iter dell’ordine da loro effettuato.
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