Il vero significato del contatto visivo: sfatiamo un mito

A cura della Dottoressa Psicologa e Psicoterapeuta Stefania Caccia

Gli occhi sono lo specchio dell’anima, dicono, ma cosa accade se prolunghiamo il contatto visivo con qualcuno?

Sono poche le cose ci mettono davvero a disagio e l’essere fissati da un estraneo fa parte di quelle.

In compenso abbiamo un’infinità di modi per descrivere come gli occhi possano segnalare minacce. Per esempio, in caso di provocazione, possiamo lanciare a qualcuno un’occhiataccia o un malocchio, e possiamo persino dare uno sguardo che potrebbe uccidere.

D’altra parte, il contatto visivo è fortemente legato al romanticismo e alla passione.

Il fatidico “perdersi negli occhi” non è solo una frase utilizzata nei libri per far colpo, anzi avviene più spesso di quel che si possa immaginare. Quante volte “fissavi” qualcuno ed il tuo sguardo si è incrociato? Attimi, istanti che paiono eternità.

Contatto visivo: siamo programmati per rispondere agli sguardi

L’importante ruolo sociale svolto dagli occhi non è solo umano: lo sguardo è un importante segnale di intenzione in quasi tutte le specie sociali, che trasmette messaggi non detti di minaccia, dominanza, sottomissione, corteggiamento e altro ancora, attraverso il mantenimento o l’avversione dello sguardo o il cambiamento del colore degli occhi.

L’evoluzione ha persino dotato molte specie di falene, farfalle e pesci di stimoli simili a quelli degli occhi, chiamati “punti oculari”, per ingannare e intimidire i predatori.

Anche noi esseri umani siamo predisposti a rispondere agli occhi.

I neonati, per esempio, sono affascinati dagli occhi e li preferiscono a quasi tutto il resto, e il contatto visivo è una parte vitale del processo di legame tra madri e figli.

Oppure, prova a pensare all’uso strategico del trucco per gli occhi: è un modo per attirare l’attenzione su di essi e migliorarne l’efficacia e l’intensità dello sguardo.

Siamo stranamente soggetti all’intesa fra occhi, è parte integrante delle regole dell’intimità. Addirittura, ci aiutano a gestire i turni di una conversazione. Per paradosso guardiamo molto di più colui che parla, ciò vuol dire che osserviamo di più quando sono gli altri a parlare rispetto a quando lo facciamo noi.

Il contatto visivo ha molti aspetti positivi, come il successo negli appuntamenti combinati da amici, o su app apposite, e una buona impressione nei colloqui di lavoro. Tuttavia, rimangono ancora molte le volte in cui ci sentiamo a disagio per via di un contatto visivo troppo frequente o prolungato.

Lo sguardo è un potente segnale sociale

Gli studi sulla comunicazione non verbale affermano che il contatto visivo tendenzialmente ci segnala che un individuo sta per coinvolgerci in un’azione o in un comportamento.

Il modo in cui la persona ci guarda definisce il nostro atteggiamento, gradito ed eccitanto o sgradito e terrificante, ma in ogni caso lo sguardo dell’altra persona ci spinge a reagire in maniera appropriata.

Quando nasce il disagio? Quando non riusciamo ad interpretare le intenzioni di chi ci sta di fronte. Questo crea spavento e di conseguenza imbarazzo, o malessere o addirittura fastidio.

Inoltre, è ampiamente dimostrato che lo sguardo è, di fatto, eccitante.

Non è un caso che nel momento in cui scatta il contatto visivo con qualcuno la frequenza cardiaca e altri indicatori fisiologici dei livelli di eccitazione partono come una Ferrari in pista.

Lo sai che se vieni fissato da un estraneo inizi a camminare più velocemente?

Studi sul campo hanno rivelato atteggiamenti simili in un gruppo di persone. Questo perché l’agitazione prende il sopravvento. È persino provato che il contatto visivo può essere un fattore che provoca gli attacchi dei cani.

Quindi, non sorprende che i soggetti che ricercano elevate sensazioni e che godono di alti livelli di eccitazione siano più bravi a mantenere il contatto visivo con gli estranei rispetto ai soggetti che ricercano basse sensazioni.

Il contatto visivo aumenta l’intensità delle interazioni

 

In che modo il contatto visivo influenza le nostre emozioni?

Un’utile analogia è quella di pensare a come reagiamo alla musica quando il suo volume aumenta. Se stiamo ascoltando una musica che ci piace, alzare il volume ci permette di apprezzarla ancora di più. D’altra parte, se il nostro compagno di stanza o il nostro vicino di casa alza il volume della sua musica preferita, che a noi non piace, l’esperienza diventa ancora più sgradevole.

Il contatto visivo “alza il volume” delle emozioni che stiamo provando in quel momento.

Di conseguenza, vediamo alti livelli di contatto visivo sia nelle interazioni intensamente positive che in quelle intensamente negative.

Gli esperimenti confermano che in un contesto in cui l’intervistatore elargisce elogi, l’opinione dell’intervistato sulla persona è tanto più elevata quanto più l’intervistatore stabilisce un contatto visivo.

Quando l’intervistatore fornisce un feedback negativo o informazioni offensive, invece, un contatto visivo intenso fa sì che l’intervistato apprezzi ancora meno l’intervistatore.

Come combattere l’ansia del contatto visivo?

 

L’ansia del contatto visivo esprime un disagio molto popolare fra le persone, soprattutto negli ultimi anni dove internet ha facilitano la comunicazione, ma alzato dei muri invalicabili a livello sociale e di relazioni face to face.

Sono vari i motivi per cui si evita di guardare negli occhi qualcuno: timidezza, poca fiducia di sé stessi…

Quello che potrebbe aiutare a superare quest’ostacolo è un percorso personale, incentrato su di te e sulle tue debolezze, così da non sentirti più in difetto.

Ti senti pronto a guardare negli occhi qualcuno?