La pandemia ha cambiato anche il sesso, tra le varie cose. Senza contatto personale ravvicinato, il mercato del sesso in vendita ha subito grandi trasformazioni. Abbiamo intervistato una escort che lavora in un call center erotico.
Ciao Marta, raccontaci com’era il tuo lavoro prima della pandemia di Covid.
Facevo la escort, come moltissime ragazze della mia età. Avevo profili sui principali siti per adulti e raccoglievo clienti in tutte le città in cui mi muovevo. Non ho mai avuto grandi problemi di soldi, anzi: nonostante in Italia ci fosse già un certo livello di allarme, i clienti hanno continuato a contattarmi fino al giorno prima della chiusura totale.
Poi, il lockdown. Cosa è successo?
Ho temuto per la mia sopravvivenza. Nessuno sapeva quanto sarebbe durato il lockdown, e ovviamente nessun cliente sarebbe venuto da me per chissà quanto tempo. Temevano il contagio, le multe, o di non poter giustificare con i familiari le uscite durante il giorno.
Allora mi sono iscritta ad un call center che mette in contatto clienti ed escort, solo al telefono. Pensavo sarebbe stata una soluzione di emergenza, solo un ripiego: nei primi giorni ho lavorato moltissime ore e guadagnato piuttosto bene.
Hai deciso di cambiare settore?
Per il momento, sì. Ancora non mi fido a ricevere i clienti, specie dopo il caso di quella ragazza che finì contagiata e rischiò di aver fatto ammalare moltissime persone, incluse mogli, bambini, genitori anziani. Non me la sento, ho paura per la mia salute: il mio mestiere mi espone già a tanti rischi e al momento non voglio prendermi altre responsabilità.
Per il momento preferisco lavorare per il telefono erotico e integrare con un po’ di chat e spettacoli in webcam nel tempo libero.
Cosa intendi con “spettacoli in webcam”?
Esistono molti siti che radunano ragazze e ragazzi. Pagando un abbonamento oppure dei crediti, i clienti possono vederci e fare richieste: indossare certi abiti, masturbarci, spogliarci, eccetera.
Secondo te, perché un cliente preferisce chiamare una hotline o guardarti in videochat?
Dipende dalla persona, credo. Molti vivono soli, quindi possono chiamare a tutte le ore, tutti i giorni. Chi ha una famiglia (a volte capita di parlare anche di questo, come succedeva prima agli incontri di persona) è più vincolato, ma il modo lo trova sempre.
Penso che chi chiama i call center non voglia fare davvero sesso. Ha delle fantasie ma non può o non vuole applicarle con una persona vera. Forse crede che il sexting non sia vero sesso, o vero tradimento.
Altre persone invece non riescono a rinunciare all’aspetto visivo: la sola voce non le accende, non le stimola. Quindi devono guardare. Lo spettacolo, oppure comprare foto e video con i crediti, se lo preferiscono.
Penso siano semplicemente servizi diversi che in questo periodo stanno permettendo a molti e molte sexworkers di sopravvivere senza rischi per la salute e ai clienti di sfogare i propri impulsi, nulla di più, nulla di meno.