Logan the wolverine è il primo cinecomic ad essere stato candidato agli Oscar, precisamente per il premio alla miglior sceneggiatura non originale. Il successo del film, sia di pubblico che di critica, è sicuramente servito da apripista a Black Panther, che pochi anni dopo ha vinto tre premi ed è stato candidato come Miglior film per l’Academy.
I cinecomic ci hanno in effetti insegnato quanto, attraverso rappresentazioni e personaggi pop, si possa in realtà scavare in profondità negli aspetti più intimi della psicologia di tutti noi.
Grande parte del suo folgorante successo è stato dovuto alle interpretazioni di Dafne Keen e Hugh Jackman: addirittura il 93% dei critici ha reputato, su Rotten Tomatoes (uno dei siti di critica cinematografica più severi del mercato americano), il film estremamente positivo e riuscito in tutti i tuoi aspetti.
La trama
Logan the wolverine il film parte da un enorme problema dei mutanti: da anni non nascono più bambini dotati di poteri straordinari e i pochi rimasti vengono sistematicamente sterminati dal gruppo criminale Reavers.
Logan e i compagni vivono da reietti, indeboliti dall’adamantio e costretti ad arrabattarsi con espedienti di ogni genere per sopravvivere.
X23 incontra Logan per una serie di coincidenze: lui e la ragazzina vengono sottoposti ad un processo di clonazione. Logan subisce una trasformazione estremamente pericolosa e negativa: in pratica, il suo X24 diventa una sorta di mr. Hyde, devoto al male e alla violenza più bieca.
L’umanità della storia
I cinecomic hanno sempre avuto, fin dalla loro prima origine, la caratteristica di sfruttare volti mitici, amatissimi dal pubblico, per introdurre tematiche complesse, empatiche. L’aspetto western che è stato sottolineato dai produttori evoca scenari di cruda violenza, che hanno fatto reputare la pellicola inadatta ai minori di 14 anni in quasi tutto il mondo.
Logan the wolverine nel 2014 ha cambiato radicalmente l’approccio sempre utilizzato per i film della stessa categoria, con strategie narrative e sceniche che lo volevano allontanare dalla descrizione classica del “cattivo” dei fumetti. E sicuramente il risultato è stato del tutto ottenuto: della pellicola sono state in particolar modo lodate scrittura e caratterizzazione del personaggio protagonista, sostenuto da un’eccellente interpretazione di Hugh Jackman, senza il quale il film non avrebbe avuto lo stesso, clamoroso appeal.
Quanta umanità c’è, nel comportamento di Logan? Quanto è scavata il profondità la sua personalità, quanto il regista ci guida nella scoperta delle pieghe più ombrose e inquietanti del suo essere?
E soprattutto: quanto di Logan, dopo la clonazione in X24, c’è in tutti noi?
A queste domande è possibile rispondere solamente dopo aver visto il film e dopo essersi interrogati profondamente sulle potenzialità più misteriose e votate al male della nostra personalità, negata e controllata dalla società in cui viviamo, ma sempre pericolosamente pronta ad esplodere.