Previsto dall’articolo 42 della Costituzione Italiana, l’esproprio di terreno per opere pubbliche è visto come un fulmine a ciel sereno per molti privati cittadini. Come potersi tutelare? In questo report gli esperti rispondono alle nostre domande, chiarendo quando gli espropri di terreno sono legittimi e quando è possibile opporsi.
Espropri di terreni per opere pubbliche
Quando lo Stato, un ente statale o territoriale ha bisogno di una proprietà privata per un utilizzo di interesse pubblico, può espropriarlo al proprietario tramite un indennizzo. Si tratta di un istituto giuridico, previsto dagli articoli 42 della Costituzione Italiana e 834 del Codice Civile, regolamentato da leggi speciali, secondo le quali, al proprietario espropriato spetta il giusto indennizzo.
Ma cosa avviene in pratica? L’amministrazione pubblica, agendo per un interesse comune, può chiedere a un qualsiasi privato di sacrificare le sue proprietà cedendole allo Stato. Un esempio lampante è la costruzione di una nuova strada che, per ragioni tecniche, deve passare per forza in un giardino, in un terreno oppure un orto privato. Tale appezzamento non appartiene a nessun Ente Territoriale ma è di proprietà di un privato cittadino che l’utilizza secondo le proprie necessità.
Ebbene, poichè la costruzione di una strada è un’opera pubblica, il privato non può esimersi dal cedere la parte di terreno che serve per portare a termine i lavori previsti. Ovviamente il suo sacrificio avrà un giusto indennizzo economico.
Si sacrifica, cioè, un interesse privato in favore dello Stato o, più precisamente dell’Ente Territoriale che può essere il Comune o la Regione.
Quando l’esproprio non è legittimo
E quando un normale cittadino ritiene che l’esproprio non sia legittimo? Esiste un numero elevato di norme e leggi riguardanti gli espropri e gli indennizzi, alcune di una complessità incredibile.
Anche se il legislatore ha sempre posto la massima attenzione per tutelare l’espropriato, sono tantissime le cause di privati relative a controversie con Enti Territoriali e aziende appaltatrici per la costruzione di opere di pubblica utilità. In questo sito potrete trovare un team di avvocati esperti in richieste di risarcimento verso la Pubblica Amministrazione.
Opera di pubblica utilità e opera pubblica
Si tratta di due concetti diversi.
L’opera di pubblica utilità è promossa da un individuo, con lo scopo di prefiggersi interessi collettivi: chi gode dell’opera è un singolo e non l’intera collettività.
L‘opera pubblica, invece, si riferisce a qualcosa fruibile da tutta la collettività in maniera indistinta, senza fini industriali o commerciali.
In ogni caso, lo Stato recepisce, tramite un decreto di espropriazione, il diritto della proprietà del terreno o del bene immobile. A sua volta, il proprietario riceve un indennizzo, stabilito secondo criteri che dovrebbero essere equi.
Nel momento in cui è definita la pubblica utilità dell’opera, chi avvia l’esproprio ha il compito di stilare un elenco dei beni da espropriare, con i rispettivi proprietari. Per ogni singolo bene immobile viene quantificato l’ammontare dell’indennizzo previsto dal decreto.
In effetti non è un prezzo riferito al valore del terreno. E non è nemmeno un risarcimento. È un indennizzo, determinato da chi espropria ed è molto inferiore rispetto al valore di mercato del bene.
E il proprietario? Ha sessanta giorni di tempo per accettare quanto stabilito dalla Pubblica Amministrazione oppure per opporsi in toto e far ricorso.