Maschere tradizionali in sfilata al Carnevale di Venezia

Viaggio nella Storia del carnevale italiano

Fin dalle civiltà più antiche, come quella sumera e ittita, un certo periodo dell’anno era dedicato all’abbonanza del cibo, al divertimento, alla compagnia degli amici. I romani veneravano Bacco, il dio del vino e della bella vita, ma cristiani che vivevano nell’impero non era permesso festeggiare l’arcaico carnevale, a meno che non rispettassero i quaranta giorni di digiuno rituale prima di Pasqua. Per questo oggi la leggenda del carnevale ricorda proprio questo: un’ultima esplosione di festa e di gioia prima della Quaresima.

Il carnevale nel Medioevo non era molto diverso da quello festeggiato oggi. In quest’epoca vennero studiate le prime maschere, che dovevano allietare le feste con scherzi, battute e sberleffi ai danni degli ospiti. Ogni maschera rappresentava un vizio o una virtù dell’animo umano. I ruoli si sono poi definitivamente stabilizzati tra il 1500 e il 1700 con la Commedia d’arte.

  • Arlecchino (Lombardia), vestito con un abito variopinto perché troppo povero per permettersi di usare una sola stoffa; rappresenta la battuta pronta e la vivacità.
  • Pulcinella (Campania), dalla battuta mordace e sarcastica.
  • Colombina, la cui origine risale addirittura alle commedie di Plauto: è una servetta maliziosa.
  • Gianduja (Piemonte), un bonaccione che ama l’allegria, il vino, i festeggiamenti.
  • Pantalone (Veneto), un vecchio avaro, che forse ha in qualche modo influenzato la figura di Scrooge nei romanzi di Charles Dickens. Probabilmente questa è una delle maschere più note del Carnevale di Venezia, il più spettacolare d’Italia.
  • Meneghino (Lombardia), è un servo rozzo e ignorante ma di buon cuore, sempre disposto ad aiutare gli altri
  • Farinella (Puglia), il giullare di corte, divertente, spigliato e comico. La storia di Farinella, la maschera pugliese, è in realtà molto recente. Il suo aspetto si stabilizza negli anni ’50, recuperando una vecchia leggenda popolare. Un astuto fornaio di Putignano, la città in cui nasce, riuscì ad ingannare i Saraceni e ad evitare un assedio facendogli credere che il borgo fosse infestato dalla peste. Per paura del contagio, gli invasori si ritirarono e la città fu salva.

Questa è solo una breve storia del carnevale per bambini, ma il tema potrebbe essere enormemente approfondito per risultare gradito anche ai più piccoli ed incuriosire il loro animo festaiolo e scanzonato.

Per raccontare la storia di questa festa, però, la cosa migliore è portarli direttamente in uno dei carnevali più spettacolari del paese: a Venezia.

La storia del Carnevale di Venezia inizia nel 1094. Tutti mascherati, ricchi e poveri, forestieri e cittadini potevano vivere alcuni giorni in cui la classe sociale non era più importante, e contavano solamente balli, canti, risate e buon cibo. Il grande palcoscenico a cui si partecipava, tra colori e rumori, eliminava la maldicenza e permetteva a tutti di comportarsi come attori, rinunciare ai ruoli imposti dalle convenzioni sociali, prima dell’inizio della Quaresima. Ancora oggi il Carnevale di Venezia è tra i più spettacolari al mondo, con lunghe celebrazioni pubbliche, feste private, artigiani che costruiscono maschere tradizionali e non preziosissime e tantissimi eventi in città a cui partecipare per affondare nel clima di festa.